I fossili alla scuola primaria – terza elementare

di Stefano Rossignoli

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Articolo In continuo aggiornamento

Un Rettile Marino addenta un'Ammonite
Un Rettile Marino addenta un’Ammonite

Questo piccolo e semplice post è soprattutto dedicato ai ragazzi e ragazze di terza elementare, alle e agli insegnanti della scuola primaria! …ma  chiunque può leggerlo!!!

Nel caso di ragazze e ragazzi di terza elementare, quando siete su inernet, consiglio di leggere una paginetta per volta e meglio se in compagnia di un adulto…

Approfitto di questo post anche per augurare a tutte e a tutti, insegnanti, alunni e impiegate/i scolastici un ottimo anno scolastico 2013/2014 a nome di scienzafacile.it.

Ma ora cominciamo!

Ciao a tutte e a tutti!

Bene! Prima di tutto, quando si parla di qualche cosa, bisogna sapere di cosa parliamo!

Parliamo di Fossili.

I fossili sono “Ciò che rimane degli esseri viventi del passato”. Si conservano solo alcune parti, quelle più resistenti, di solito le parti dure.

In alcuni casi molto rari si può conservare anche l’intero organismo, ad esempio nel caso del congelamento. E’ capitato di trovare Mammut, Bisonti e Rinoceronti congelati da millenni,  anche alcuni semi delle piante…

Quando accompagno le visite guidate in Museo a Milano, molto spesso i vostri compagni mi dicono che i fossili sono le ossa dei Dinosauri, ma non basta! Anche altri esseri viventi possono conservarsi per tanto tempo, esseri viventi di tutti i tipi: animali, piante e a volte anche esseri viventi che non conosciamo molto bene.

Vi siete mai chiesti come facciamo a sapere come si muovevano gli animali del passato, ad esempio i Dinosauri o i nostri antichi parenti ominidi?

Non basta studiare le ossa!

E anche per sapere cosa mangiavano, non basta studiare la forma dei denti!

I Paleontologi, che sono scienziati studiosi di fossili, per rispondere a queste domande studiano fossili importantissimi, cioè le tracce, come veri e propri investigatori.

I fossili allora sono CIO’ CHE RIMANE DEGLI ESSERI VIVENTI DEL PASSATO, COMPRESE LE TRACCE che questi esseri viventi hanno lasciato.

Grazie alle tracce fossili a volte possiamo capire come venivano appoggiate le zampe degli animali, possiamo sapere se strisciavano, camminavano, correvano, se appoggiavano la coda quando si muovevano e se appoggiavano il corpo a terra quando si fermavano, possiamo ricostruire la loro velocità studiando la distanza tra le orme.

NON possiamo invece conoscere il peso dell’animale. La stessa bestiola può lasciare impronte di diversa profondità in base alla durezza della superficie su cui si muove…

Se vengono trovate tracce di denti sulle ossa o sul guscio di un altro animale e la forma e posizione dei denti coincidono con quella dei denti di un animale già conosciuto, si può capire chi si è cibato di quell’animale. Questo è il caso del disegno in apertura in cui un Rettile Marino addenta un Mollusco per ucciderlo e mangiarlo.

A volte possiamo sapere semplicemente che in un certo posto ci sono stati degli animali, trovando le loro tane o i loro escrementi o le loro uova, le loro tracce. E raramente possiamo capire che animale le ha lasciate di preciso.

Una tana
Una tana

Per poter capire tutte queste cose, bisogna imparare a conoscere molto bene le tracce lasciate dagli animali di oggi in modo da poterle confrontare con quelle del passato.

Un nido di uccello e un nido di Dinosauro ad esempio hanno molto in comune!

Un nido di Dinosauro
Un nido di Dinosauro

Vediamo qualche esempio di altri tipi di tracce:

La traccia 1 dovreste conoscerla molto bene! E’ la traccia di un bipede, cioè di uno che cammina su due zampe. E’ la nostra camminata!

Provate a fare un esperimento, se avete la fortuna di poterlo fare, (oppure assistite usando un amico o amica come cavia!) magari quando andate al parco o a fare una passeggiata: in un luogo dove lasciate delle tracce, provate a passare camminando, poi camminando più veloce e poi correndo e a confrontare le tre piste di impronte! Cosa cambia? Quando aumentate la velocità fate i passi più lunghi e appoggiate i piedi uno davanti all’altro, non di fianco, Vero? E’ così che si comincia a conoscere le tracce del passato. Conoscendo prima le nostre!

La traccia 2 quindi è di un bipede che corre (potrebbe essere la traccia di un Dinosauro)!

La traccia 3 è di un bipede coi piedi simili al 2 ma che cammina lentamente.

La traccia 4 è la traccia di un uccello attuale che cammina. Potrebbe essere di un airone ad esempio.

Tracce come queste vengono chiamate “tracce di spostamento”.

 

Noi però pensiamo quasi sempre a grossi animali vertebrati con le zampe, ma anche vermi, molluschi e altri piccoli invertebrati possono lasciare tracce molto chiare.

Tracce di vertebrati e invertebrati
Tracce di vertebrati e invertebrati

Abbiamo visto le tracce lasciate da alcuni animali. La A, la B e la C potrebbero essere tracce  di Dinosauro…

Le prime due potrebbero essere dello stesso tipo di animale bipede che si muoveva a velocità diverse.

La terza è la traccia di un quadrupede che camminava tranquillamente.

La “d” è la traccia di una lucertola. Si nota che striscia lievemente col corpo e serpeggia a destra e sinistra.

La “e” potrebbe essere la traccia di un verme, un mollusco o comunque un animale che scava un passaggio nel sottosuolo.

La “f” è la traccia di un artropode, qualcosa di simile a un millepiedi …o magari a un Trilobite.

Guarda QUI le tracce dei porcellini di terra che ho osservato il 26 novembre 2013

Ce ne sarebbero molte altre! …quanti tipi di tracce esistono!!!

Se vuoi approfondire il discorso sulle tracce fossili, avevo fatto un paio di video-post.

Ecco i links:

Le tracce fossili – parte 1

Le tracce fossili – parte 2

Se vuoi andare alla pagina successiva clicca qui sotto!

Museo di Arsago Seprio (VA) – La nuova sala paleontologica

2 maggio 2013

E’ davvero una soddisfazione per me, vedere i lavori che vanno a buon fine.

Un paio di anni fa, tramite il mio prof. di Paleontologia dei Vertebrati, venni contattato dalla Sopraintendenza ai beni Archeologici e tra qualche peripezia, feci un inventario di fossili al Museo di Arsago Seprio.

Fabio Bona
Fabio Bona

Lo scopo dell’inventario era regolarizzare la collezione presente in museo, donata dal Dott.Politi, in modo da poter ufficializzare e realizzare un’esposizione di carattere scientifico, divulgativo e didattico presso lo splendido e già presente Civico Museo Archeologico di Arsago.

La collezione inventariata, si componeva principalmente di una fauna a pesci e rettili italiani. Erano presenti anche alcuni resti di invertebrati e di vegetali…

Molti fossili (soprattutto pesci) provenivano da Bolca, famosa località fossilifera che si trova a nord di Verona e i Rettili erano del Monte San Giorgio che ben conoscete se frequentate scienzafacile.it.

Tutti i fossili erano esteticamente notevoli ed alcuni anche in ottimo stato di conservazione. Alcuni di questi erano rari, nonché scientificamente importanti.

Il lavoro di inventario, per quanto semplice, fu minimamente problematico per vari motivi, logistici e di rapporti con la Sopraintendenza…

Comunque sia, riuscii a finire il lavoro in un tempo relativamente breve grazie alle istituzioni di Arsago, primo tra tutti l’assessore alla Cultura Martino Rosso che mi venne incontro aprendomi il Museo anche quando la gente dovrebbe far vacanza e che mi permise di lavorare senza dover guardare troppo l’orologio!

Durante il mio lavoro, la dottoressa Alpago Novello, colonna del Museo di Arsago, mi portò a vedere una nuova sala adiacente al museo. La saletta era in restauro ma mi fu anticipato che avrebbe accolto la nuova collezione paleontologica Politi.

Mantennero la promessa e qualche giorno fa ho assistito all’inaugurazione della nuova sala visitando il museo in prima persona.

Ho espresso il mio piacere per il risultato a Martino Rosso e al dott. Fabio Bona che si è occupato della parte scientifica, dell’esposizione e dei pannelli didattici molto esaurienti, utili sia per il turista sia alle visite da parte delle scolaresche. Fabio, se non lo conoscete già è un amico, un collega, nonchè responsabile degli studi, e degli scavi alla Caverna Generosa del Monte Generoso in Val d’Intelvi .

Il risultato ve lo lascio tutto da scoprire. Vale certo la pena fare un giro da quelle parti.

Io sono rimasto affascinato non solo dalla nuova sala Paleontologica ma anche e soprattutto dai reperti archeologici relativi alle antiche popolazioni che abitarono la zona a partire da almeno 3000 anni a.C. fino a poche centinaia di anni fa e dalla storia che se ne percepisce…

Allora, passate ad Arsago per una visita.

Non ve ne pentirete!

 

 

 

Il destino delle montagne? Le montagne vanno al Mare!! Erosione, Dissoluzione, Tettonica –

Stefano Rossignoli 29 gennaio 2013

19 gennaio 2013 Crolla il Dito Dones… Le solite sciocchezze: cadono due sassi, fanno un po’ di rumore e ‘loro’ ci dicono che è crollata una montagna…

dones_teral01-da-larioclimb
Il Dito Dones (a destra) e lo Zucco di Teral da larioclimb

Il Dito per fortuna è ancora lassù a indicare i cieli della Valsassina ma non è detto che un giorno non farà quella fine, anche se credo che da quelle parti ci siano guglie che cadranno molto prima del Dito…oltre a quelle che son già crollate in tempi recenti…

Io comunque utilizzerò questo spunto per trattare un argomento che discuto da tempo con gli amici alpinisti e scalatori, ovvero:

“Scaliamole prima che crollino!”

Il Dito Dones, è una montagna geologicamente ed esteticamente molto interessante. E’ una guglia sottile e verticale che si erge sopra un basamento un poco più largo. Percorrendo la strada della Valsassina tra Pasturo e Ballabio (LC) sembra una grande mano pietrificata con l’indice che punta verso l’alto da cui il nome Dito. Erminio Dones e Benvenuto Basili furono i primi salitori nel 1926… Il Dito è composto dalla stessa Dolomia (Dolomia principale – Triassico superiore) che forma una buona parte delle Dolomiti, ma non si trova in Dolomiti. E’ appena sopra Lecco, a oltre 200 km in linea d’aria dalle Dolomiti indicate sulla carta geografica.

La frana avvenuta pochi giorni fa, mostra ancora una volta che quel che sta su tende continuamente a venire giù e che l’accelerazione e la forza di gravità sono sempre rivolte verso il basso!!!

E’ un modo per dire che le montagne che vediamo ora, tra qualche tempo saranno tutte venute giù.

Questo è inevitabile e dimostrato. Anche i grandi colossi Hymalaiani (come l’Everest) o quelli delle Alpi Occidentali (come il Monte bianco) ‘corrono’ verso lo stesso destino.

Quasi come fossero esseri viventi, le montagne nascono, crescono, invecchiano e muoiono

E’ di questi fenomeni che voglio parlarvi, facendo un riassunto del ciclo di vita di una catena montuosa come quella delle Alpi. Forse andrò anche a scartabellare tra la brutta del mio esame scritto di Geografia Fisica (del 1995) in cui trattavo un ‘ciclo di erosione’ anche se in una situazione climatica diversa dalla nostra…

Ormai abbiamo visto più volte, ad esempio anche in questo articolo: come si formano le montagne. Da alcuni semplici video di scienzafacile possiamo farci un’idea molto generale di alcuni eventi che hanno formato le Alpi, le Prealpi e gli Appennini (La rotazione del Massiccio Sardo-Corso e la formazione di Alpi e Appennini). In molti casi sappiamo come si sono formate le rocce di origine marina o vulcanica che compongono queste catene montuose, ecc, ecc. Quindi mi sembra inutile parlarne ancora.

Possiamo però migliorare il nostro vocabolario scientifico distinguendo l’insieme degli agenti endogeni che formano le montagne come il magmatismo e la tettonica, dagli agenti esogeni come l’ erosione e l’insolazione che distruggono le montagne ma che a volte producono i sedimenti che magari daranno origine a rocce di montagne che verranno dopo (E’ un’evoluzione ciclica).

E del destino di queste montagne cosa possiamo sapere?

catinaccio-emma-vaiolet
Catinaccio – Punta Emma – Torri del Vaiolet

Avete mai visto cosa succede ad un castello di sabbia lasciato incustodito sulla spiaggia? Scommetto che la maggior parte di voi sa che cosa succede: nel giro di qualche ora/giorno secondo le dimensioni dell’opera, il tutto torna piatto, a livello spiaggia, esattamente come era prima…

Perchè?

A causa di fenomeni piuttosto semplici da osservare in quella situazione:

l’erosione provocata dall’acqua piovana e dal vento uniti ai crolli delle parti più alte a cui manca un sostegno adeguato (durante una pioggia anche a occhio nudo si possono vedere i granelli di sabbia trasportati verso il basso, vi sconsiglio però di farlo sotto un temporale, evento piuttosto pericoloso in spiaggia e in generale in molti ambienti…).

Un castello di sabbia, durante la sua costruzione, viene anche bagnato per aumentare la coerenza del materiale ovvero la sua capacità di stare insieme e, una volta abbandonata a se stessa, la sabbia, tornando asciutta cambia velocemente le sue proprietà, non sta insieme ed è ancor più facilmente erodibile e soggetta a crolli…

Non che sia proprio uguale a quel che succede alle montagne, ma è verosimilmente paragonabile. Quel che è diversissimo però è certamente il fattore tempo.

sass-pordoi-2011
sass-pordoi-2011 – Da tempo immemorabile quel gigantesco masso giace sulla cengia mediana

Come si erode la sabbia si erodono anche le rocce. I suoli delle praterie d’alta quota e dei boschi di quota media e bassa vengono dilavati. Oltre all’acqua, un importante agente erosivo delle nostre montagne è il ghiacciaio, capace di esarare (grattare come può fare una lima) anche le rocce più dure…

I prati scivolano pian piano verso valle, carichi del loro stesso peso o nelle ultime centinaia di anni caricati dal peso delle mandrie e dei greggi presentando anche caratteristici sentieramenti e gradini (l’ho cercato sul dizionario: il plurale di gregge si usa quasi sempre al femminile, ma si può anche al maschile! La divulgazione si fa anche con una grammatica possibilmente corretta!).

L’alterazione superficiale provocata dal sole, dalle precipitazioni e dai continui cicli di gelo e disgelo, rende più erodibili e meno stabili le rocce che cadono più facilmente verso valle.

Le montagne calcaree vengono ‘distrutte’ anche dall’interno, non solo dall’erosione delle acque ma  anche dalla dissoluzione. L’acqua infatti può anche sciogliere le rocce calcaree. (Vi rammento che dissoluzione ed erosione sono due fenomeni ben diversi).

L’acqua diventa più ‘aggressiva’ soprattutto quando si mescola con i gas atmosferici e con gli acidi contenuti nei suoli, diventa acida e scioglie con maggior efficacia,  allarga fessure, forma grotte, indebolendo a lungo andare la struttura stessa della montagna che crolla più facilmente…

In Grotta
Grotta formata dalla dissoluzione

La forza di gravità poi si sa! Aiuta sempre a portar materiale verso il basso…

E dove stanno finendo le Alpi e gli Appennini?

Dove se ne stanno andando a poco a poco le ‘nostre’ montagne? O le ‘Montagne a cui apparteniamo’, come scrive il mio amico Toso nel suo meraviglioso blog

FACILE!

Le montagne se ne vanno al mare!

L’acqua trasporta oltre che costruire e distruggere e i resti delle ‘nostre’ montagne vengono portati fino al mare dai corsi d’acqua e dove l’acqua rallenta, perde la sua energia e deposita il materiale solido che trasportava. Così si è formata ad esempio la Pianura Padana che riempie di sedimenti quel che una volta era una parte dell’attuale Mare Adriatico. Così si formano e crescono i sistemi deltizi del Po ma anche quelli alla foce dei fiumi nei grandi e piccoli laghi che conosciamo…

Il materiale sciolto segue un altro iter, ma sta di fatto che vien portato via dall’alto e si rideposita più in basso in ogni caso…

Quel che salta meno all’occhio ovviamente è l’effetto distruttivo del movimento che avviene tra le placche della crosta terrestre. Se è vero che questi movimenti formano le montagne (come abbiamo ampiamente visto in tantissimi articoli e video precedenti e che potete vedere quasi ovunque), i movimenti della crosta terrestre contribuiscono anche alla distruzione delle catene montuose…

Di certo possiamo pensare ai terremoti causati dallo scivolamento di sistemi rocciosi su altri che, dando dei veri e propri scossoni, possono innescare qualche fenomeno franoso anche molto importante.

Più impercettibile ma in alcuni casi pure misurabile è il lento e inesorabile movimento delle placche che in tempi più o meno lunghi può variare la forma e quindi anche l’inclinazione del rilievo (per ‘forma del rilievo‘ intendo tutta la morfologia di una zona).

Immaginiamo che in certe zone, l’erosione e i fenomeni gravitativi abbiano portato alla formazione di torri, guglie e pinnacoli verticali.

Cosa succederebbe se i continui movimenti tettonici inclinassero inesorabilmente la base di tali guglie anche solo di una frazione di grado ogni qualche migliaio di anni?

Questo delle Cinque Torri al Falzarego (qui in basso nelle classiche Dolomiti) è un esempio di crollo recente in cui è intuibile ancora la forma della torre crollata e divisa in tre pezzettoni…

5-torri-falzarego-ritoccata
Crollo in tempi ‘recenti’ alle 5 torri falzarego ritoccata – da www.scuolacaicorsico.it

Possiamo parlare anche della verticalizzazione di strati che un tempo giacevano orizzontali. Secondo quanto siano coerenti questi strati tra loro, la distruzione sarà più o meno lenta ma di certo inevitabile e più ‘veloce’ di quando gli strati rimangono orizzontali…

Delle Alpi e degli Appennini si potrà anche pensare che siano catene montuose giovani, quindi ancora in sollevamento, ok, è vero ma un tempo la spinta era Leggi tutto “Il destino delle montagne? Le montagne vanno al Mare!! Erosione, Dissoluzione, Tettonica –”

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