Paleodays 2015

Come ogni anno, con l’inizio dell’estate la Società Paleontologica Italiana si riunisce per l’annuale adunanza dei soci nel corso delle Giornate di Paleontologia. Quest’anno il congresso è giunto alla sua quindicesima edizione e si è tenuto a Palermo tra il 27 e il 29 maggio, organizzato dai docenti dell’Università degli Studi di Palermo nella suggestiva cornice dell’orto botanico del capoluogo siciliano. Com’è ormai tradizione da alcuni anni, anche Scienzafacile era presente all’evento, rappresentata da chi vi scrive che nelle righe che seguono vi riassumerà brevemente gli eventi e le novità nel campo paleontologico che hanno caratterizzato i tre giorni del congresso.

Il Ginnasio dell'orto botanico di Palermo
Il Ginnasio dell’orto botanico di Palermo

Prima di riportare la cronaca delle giornate, per così dire, “ufficiali” di congresso è doveroso spendere qualche parola a proposito dell’iniziativa che accompagna i Paleodays da alcuni anni, ossia la tavola rotonda di Paleontologists in Progress, in breve PaiP, organizzata dai giovani ricercatori soci della SPI che si riuniscono per discutere di questioni legate alla Paleontologia che vanno al di là delle ricerche presentate durante le sessioni del congresso. L’edizione palermitana della tavola rotonda si è tenuta nell’aula conferenze del Museo “G. G. Gemmellaro” di Palermo; le domande proposte dai partecipanti sono state una dozzina, ognuna delle quali ha poi fatto da spunto di discussione tra i presenti. Un aspetto interessante, che non è passato inosservato durante l’incontro, è che parecchi degli spunti esprimevano la difficoltà nel reperire finanziamenti e nel trovare sbocchi nel mondo del lavoro o per proseguire nel mondo della ricerca. E’ un’amara immagine dei problemi che la ricerca paleontologica incontra oggigiorno in Italia.

Dal canto loro, altre domande sono state più prettamente tecniche e hanno riguardato i software che si possono impiegare per svolgere analisi filogenetiche, l’esistenza di studi paleontologici riferiti al passato recente, inteso come gli ultimi 4000 anni, e un quesito venato di una certa nota filosofica circa la validità del termine Antropocene e se è effettivamente sensato definire con questo nome l’epoca moderna.

E’ stato un incontro senz’altro molto interessante, ricco di opportunità per confrontare le proprie idee ed esperienze, e si è degnamente concluso con la proiezione di uno spezzone dell’intervista fatta a Michael Benton dell’Università di Bristol in cui ha parlato del fenomeno dell’insularismo, cioè delle modifiche (soprattutto per quanto riguarda la taglia corporea) cui vanno incontro gli organismi che si vengono a trovare in un ambiente con spazio e risorse limitati qual è quello delle isole; la scelta è caduta su questo argomento in onore della città che ospita il congresso, capoluogo di un’isola famosa per casi eclatanti di questo fenomeno.

Le iniziative del PaiP non si sono però concluse con la tavola rotonda, proseguendo durante i tre giorni di congresso con un’asta in cui i soci della SPI hanno messo in palio vari articoli come fossili e piccoli gadget ma anche pezzi più pregiati come pubblicazioni assortite e libri. Il ricavato è stato devoluto a rimpolpare le casse della Società ed è stato anche piuttosto sostanzioso, avendo raccolto più di 200 euro. L’adesione è stata quindi numerosa e c’è da augurarsi che possa ripetersi anche negli anni a venire.

Nella mattinata di mercoledì 27 maggio si sono aperti ufficialmente i lavori del congresso con la riunione dei soci presso la sala conferenze dell’orto botanico. L’impostazione dell’evento è ormai consolidata – e immagino nota ai lettori più affezionati di questo blog – e consiste in una serie di comunicazioni orali della durata di circa un quarto d’ora ripartite in varie sessioni. Ovviamente è impossibile riportare nel dettaglio tutti gli argomenti trattati, ma fare anche solo un rapido elenco di quanto esposto può dare un’idea dell’ampia gamma di argomenti, gruppi e metodi di lavoro illustrati dai vari autori.

Dopo il saluto delle autorità ha avuto inizio la prima sessione, che ha principalmente riguardato i vertebrati cenozoici con lavori sui pesci dell’Eocene e del Miocene, sul contenuto dello stomaco dei cetacei, sulle faune marine del Pliocene toscano e sui vertebrati del Messiniano del Piemonte.

La seconda sessione si è aperta con la paleobotanica con due ricerche su flore fossili del Giurassico sardo e Leggi tutto “Paleodays 2015”

Quando due mondi collidono: il Grande Scambio Biotico Americano

Davide Bertè – gennaio 2015

13 gennaio 2015 – Scrivo una brevissima presentazione, soprattutto per ringraziare Davide per aver reso disponibile questo prezioso testo a lettrici e lettori di scienzafacile.it che troveranno curiosa questa raccolta di notizie, nonché utilissima nello studio della paleobiogeografia e paleoecologia.

Recentemente gli è stato commissionato un capitolo intitolato “Paleontologia e paesaggio” da inserire in un libro che parla del “Paesaggio” in senso ecologico, ovvero, una visione più ampia dell’ecosistema per cui vi riporto a due letture, ma prima leggete l’estratto di Davide che ci racconta dei ripetuti passaggi di mammiferi tra le due Americhe!

La prima lettura è in casa nostra, il primo articolo che ho pubblicato su scienzafacile in cui cerco di far capire che l’unica arca che potrebbe conservare integralmente la vita sulla Terra è la Terra stessa a causa dell’estrema variabilità e interazione degli ecosistemi  e la seconda in un libro del 1999 che cerca di spiegare cosa sia l’Ecologia del Paesaggio http://www.treccani.it/enciclopedia/ecologia-del-paesaggio_%28Frontiere_della_Vita%29/) .

Il libro per cui ha scritto Davide uscirà a breve in Brasile ma noi abbiamo una delle fonti che parla e scrive nella nostra lingua e siamo contenti di poterne approfittare!

Grazie Davide!!!

SR

Davide Bertè
Davide Bertè

Circa tre milioni di anni fa l’emersione dell’istmo di Panama mise in collegamento il continente nord americano con quello sud americano.

Il Sud America terminò così un lungo periodo di isolamento cominciato circa 84 milioni di anni fa, quando si era separato dall’Africa. L’apertura dell’Atlantico meridionale durante il Cretaceo Superiore, l’ultima epoca del Mesozoico, determinò quindi la separazione di Africa e America meridionale.

Quando avvenne la separazione, gli ecosistemi delle terre emerse erano ancora dominati dai grandi dinosauri ma i mammiferi erano già presenti e differenziati nei principali gruppi: prototeri o monotremi (che depongono le uova), metateri o marsupiali ed euteri o placentati.

Con la separazione dall’Africa animali e piante sudamericane si ritrovarono completamente isolati dal resto del mondo; circa 65 milioni di anni fa l’estinzione dei dinosauri rese disponibili numerose nicchie ecologiche e i mammiferi ebbero una straordinaria radiazione adattativa.

Il Sud America funse da enorme laboratorio naturale e le strade dell’evoluzione portarono i marsupiali qui presenti verso soluzioni adattative uniche. Molte delle forme evolute in Sud America erano endemiche di questo continente e non avevano corrispettivi nel resto del mondo. Tra i gruppi più importanti vi erano sicuramente gli xenartri, che devono il loro nome (in greco: “strana articolazione”) alla presenza di una articolazione accessoria tra le vertebre, assente in tutti gli altri mammiferi. Al superordine degli xenartri appartengono vermilingui (formichieri), pilosi (bradipi) e cingulati (armadilli). Tra i rappresentanti estinti di questo gruppo ricordiamo i gliptodonti, i bradipi di terra e i pampateri. Altri mammiferi erano inclusi nel superordine dei meridiungulata, che includevano piroteri (simili agli elefanti, con tanto di incisivi trasformati in zanne), astrapoteri (simile a un ippopotamo, forse con una piccola proboscide, zampe posteriori robuste e quelle anteriori esili), notungulati (un gruppo molto diversificato che includeva animali di taglia variabile tra quella di un coniglio e quella di un rinoceronte) e litopterni (simili ai camelidi, il rappresentante più famoso di questo gruppo è Macrauchenia). I predatori principali erano grossi uccelli inetti al volo. Tra i mammiferi predatori vi erano gli sparossodonti che includevano tilacosmilidi, borienidi e proborienidi.

Macraucheria

Pur avendo una dieta a base di carne, questi marsupiali non erano imparentati con l’attuale ordine Carnivora, appartenente ai mammiferi placentati.

Infine vi erano i paucitubercolati, un gruppo di piccoli mammiferi insettivori o frugivori a cui attualmente appartengono solo i cenolestidi o opossum-toporagno con un areale limitato alle Ande.

Di queste faune sorprendono soprattutto le convergenze evolutive di forme molto distanti tra loro verso soluzioni anatomiche simili, come per esempio la Macrauchenia, un mammifero litopterno sudamericano molto simile al lama, un camelide oggi diffuso nelle stesse aree e in ambienti simili. Darwin, durante il suo viaggio intorno al mondo sul brigantino H.M.S. Beagle, ebbe modo di osservare dei fossili di Macrauchenia e notò la grande somiglianza con i camelidi ma anche che il numero di dita che appoggiano per terra era differente. Pur avendo classificato erroneamente Macrauchenia tra i perissodattili (animali che appoggiano sul terreno un numero dispari di dita come cavalli, tapiri e rinoceronti) Darwin tuttavia ebbe, da questo incontro, uno stimolo a ragionare sulla convergenza evolutiva.

Thylacosmilus atrox

Una delle forme di convergenza evolutiva più peculiari è rappresentata sicuramente da Thylacosmilus, una tigre dai denti a sciabola marsupiale. La somiglianza con le vere tigri dai denti a sciabola è straordinaria, soprattutto considerando che Leggi tutto “Quando due mondi collidono: il Grande Scambio Biotico Americano”

Selvaggia Grigna – CAI Corsico

Stefano Rossignoli – Un ricordo dell’estate 2014

In collaborazione con RADAR, il trimestrale del CAI di Corsico

Radar n°115 – apri – download gratuito

panorama verso la grignetta
panorama verso la grignetta

Un titolo di solito lo si dà a una canzone, una poesia, a un quadro, ad un opera letteraria, a un racconto, tutt’al più a un articolo…
Lo si dà per rendere l’idea e, molto spesso nel mio caso, per rendere omaggio alla musa e alla protagonista dei miei pensieri.
Ne ho scritte molte di canzoni e di racconti, anche di articoli di divulgazione scientifica ma questa volta il titolo è per lei e solo per lei: per la guerriera bella e senza amore!
E’ per rendere omaggio a tre meravigliose stagioni di scavi paleontologici passati negli angoli più reconditi della Grigna Settentrionale!
Dunque è lei la protagonista!
Quella montagna apparentemente immobile all’orizzonte rapisce spesso i miei e i nostri pensieri ispirando una breve fuga dell’ultimo istante o itinerari grandiosi che vanno accuratamente pianificati e poi guadagnati dopo regolari ed estenuanti allenamenti.
La Grigna Settentrionale o Grignone è stata per anni anche oggetto del mio lavoro.
Non sono un ricercatore, un dottorando, men che meno un professore o chissà che cosa, ma ho avuto la fortuna di lavorare per anni a contatto col mondo della ricerca scientifica come tecnico e operaio per paleontologi e studenti di Paleontologia, ovvero come “Cercatore e preparatore di fossili” presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Milano.
E’ così che, spinto non poco dall’instancabile Alessandra Panvini Rosati, mi sono impegnato ad omaggiare il Grignone ideando un itinerario escursionistico EEA nelle aree di lavoro dell’Università degli Studi di Milano e poi oltre.
Un itinerario severo, di indiscutibile bellezza e di grande interesse geologico e paleontologico.
La Gita era in calendario per il 28 giugno 2014 in collaborazione con Edelweiss.
Quel giorno scendeva il diluvio universale e, a gita ufficialmente annullata, solo gli impavidi accompagnatori si sono avventurati in via del tutto privata su per la montagna ripida e ferrigna…ma andiamo con ordine:
Vi descriverò le varie parti del tracciato sfruttando come filo logico le caratteristiche e l’ottima compagnia dei miei soci di ricognizione della settimana prima, della mia socia accompagnatrice e degli allievi del corso di arrampicata che han voluto esplorare successivamente l’itinerario…

Gianlu  e Laura
Gianlu e Laura

Su cinque compagni di viaggio ce ne sono tre chiacchieroni e due silenziosi.
I chiacchieroni hanno volumi della voce diversi tra loro: Molto forte, forte, piano… (Il mio volume è “medio/piano” e sono anche io un inguaribile chiacchierone che ogni tanto si sforza di stare in silenzio con magri risultati…)
Si parla di noi, mica si spettegola. Questo non lo sopporterei!

28 giugno 2014, parcheggio della chiesetta del Sacro Cuore sopra il colle di Balisio. Non piove ancora…

Socia: Alessandra. Chiacchierona. Volume vocale: molto forte!

Il tempo è comunque un inferno. In giro è tutto bagnato fradicio. Non si vede quasi nessuno ma si sa che sulle Grigne c’è sempre qualcuno in giro…. Quindi nessuno o quasi ha potuto ascoltare i racconti di Alex, tranne me ovviamente! Dopo un caffè a Balisio, partiamo sulla sterrata nella valle dei Grassi Lunghi (ovvero dei Prati Lunghi). Siamo coperti come se fosse marzo o aprile ma in realtà fa più caldo del previsto.
Dopo un altro caffè al Rifugio Antonietta in Pialeral ci spingiamo alla piana superiore dove sorgeva il vecchio rifugio Tedeschi. Fino a qui camminiamo su sentieri abbondantemente frequentati dagli escursionisti in caso di bel tempo.
Dal pianoro erboso, salendo lievemente a sinistra nel pascolo e infilandosi tra due roccette, si trova una traccia a mezza costa che, attraverso pascoli e un bosco di faggi, porta fino alla Baita Amalia presso la quale c’è una fontana.
Sempre a mezza costa, dal prato antistante la baita, continua la traccia di sentiero verso la Baita dello Scudo.
Il versante comincia a farsi ripido ma non ancora esposto.
Il sentiero ogni tanto sparisce sotto i piedi, reso sconnesso dalle intemperie e dalla forza di gravità. Siamo fortunati perchè la neve è andata via da poco tempo e l’erba e le ortiche non hanno ancora fatto in tempo a crescere rigogliose e non vanno oltre i 50/70 cm di altezza!
La Grignetta non si vede. I panorami sono appiattiti dalla scarsa luce diffusa dalle nuvole. Prendiamo un sacco di acqua ma non è temporale. Si può proseguire!
Alessandra è dispiaciuta di aver dimenticato la macchina fotografica perchè il prato è disseminato di colori.
I fiori di innumerevoli famiglie, generi e specie sono una gioia per gli occhi.

Centaurea - Foto: Paolo Cesa
Centaurea – Foto: Paolo Cesa

In una pozza d’acqua attrezzata dai pastori, notiamo qualche rospo, alcuni coleotteri predatori e larve di libellula anch’esse temibili predatrici.
Verrà anche qualche occhiata di sole e Alessandra sarà ancor più dispiaciuta di non poter catturare quella luce meravigliosa e quei colori dai toni magici.
Tra le tante cose che mi racconterà, Alex ha una Galleria fotografica in internet molto bella e capirò in seguito perchè si dispiaceva così tanto per la sua dimenticanza. Alessandra scatta delle foto meravigliose. il link: http://500px.com/matemate65. Dopo la pozza d’acqua il sentiero comincia a farsi esposto anche se solo lievemente…
Stiamo camminando sulla formazione rocciosa chiamata “Calcare di Prezzo” che sta sopra al “Calcare di Angolo”, entrambe formazioni del periodo Ladinico inferiore (sedimentate circa 240 milioni di anni fa). http://www.stratigraphy.org/index.php/ics-chart-timescale .
La banconata di rocce più bassa che forma il primo scudo rossiccio, precipita a valle per un centinaio di metri. E’ un calcare a stratificazione massiccia che alla vista può ricordare vagamente la Dolomia Principale di cui ho già scritto su Radar n 113 – apri – download gratuito.
Il Calcare di Prezzo invece è moto ben stratificato e nella sua parte basale racchiude gli strati rocciosi del “Banco a Brachiopodi”.
I Brachiopodi sono animali con la conchiglia. Qui, fossilizzati, ce ne sono a milioni, o a miliardi se preferite.

Tetractinella trigonella
Tetractinella trigonella

Sono grandi come una monetina. Non sono Molluschi e ne esistono alcuni anche oggi. Sono animali che si nutrono (e si nutrivano) attraverso una Leggi tutto “Selvaggia Grigna – CAI Corsico”

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