Una spolverata di Geologia per chi frequenta l’outdoor

Stefano Rossignoli, dal 22 aprile 2023

A livello divulgativo rispolvero qualche concetto geologico che spero possa essere utile ai frequentatori di vari ambienti outdoor.

Sarà più che altro una raccolta di immagini, appunti, links che facciano da filo conduttore all’ex divulgatore scientifico non aggiornato e fuori allenamento che è in me!

Ovviamente è solo una traccia e tanti concetti che qui mancano li spiegherò a voce durante la lezione che mi è stata richiesta dagli amici del CAI Edelweiss di Milano e sfrutterò le immagini, i gesti, le domande che mi verranno poste… Una parte importante poi verrà trattata durante l’uscita in ambiente.

Le parti scritte a parole servono giusto per chi voglia ripassare dopo aver seguito la lezione o per chi voglia curiosare un po’, ma giusto quello. Durante la presentazione utilizzerò solamente immagini e video. Molte immagini sono tratte dal libro di Alfonso Bosellini “Storia geologica d’Italia”.

Il tempo

Cominciamo dalla CLESSIDRA naturale in fotografia. Indica il primo concetto, ossia il passare del tempo che governa lento e inesorabile i processi geologici e tutti i cambiamenti in atto ogni istante sul pianeta Terra.

Lo studio della Terra non può esulare dalla conoscenza del tempo. La terra ha iniziato la sua storia con la sua massa più o meno attuale circa 4540Ma (4,54 miliardi di anni fa).

I movimenti della Terra nello spazio

La terra cambia anche la sua posizione nello spazio e lo fa molto velocemente:

V equatoriale: 1667 Km/h

V a 45° di latitudine: 1179 Km/h

V intorno al sole media: 107240,4 Km/h

L’orbita terrestre è leggermente eccentrica, l’asse terrestre ogni 25800 anni circa compie una rotazione completa (precessione degli equinozi) senza variare di troppo la sua inclinazione ma solo con piccole variazioni cicliche (nutazione) e ne consegue un’inversione delle stagioni ogni 12000 anni circa…

…ma anche il sole si muove e cambia posizione rispetto alle altre stelle, galassie, ecc e noi lo seguiamo. Non so a che velocità, ma deve essere mooolto alta e se volete fate pure le vostre ricerche!

Da alcuni movimenti intorno al sole dipendono certe tendenze climatiche terrestri che influiscono sui fenomeni erosivi, e ne faremo ancora cenno più tardi…

La Terra quindi cambia continuamente posizione nello spazio, temperatura, umidità e cambia sulla sua superficie dove noi viviamo.

Ma chi è il responsabile di questi cambiamenti superficiali?

Il “motore” della Terra

Il responsabile è l’energia interna della Terra la quale deriva in buona parte dalle reazioni di decadimento radioattivo di elementi come Uranio, Torio e Potassio, contenuti nella crosta terrestre e nel mantello.

Vediamo nelle prossime immagini tratte da “Storia geologica d’Italia” di Alfonso Bosellini:

Nel mantello il calore prodotto si distribuisce per convezione, così come succede per l’acqua in ebollizione contenuta in una pentola!

Sono questi moti convettivi i responsabili della maggior parte dei movimenti orizzontali della crosta terrestre.

Vediamo poi in questo bel filmato (che qualche anno fa era pionieristico!) una simulazione di uno scontro tra una placca oceanica ed una continentale con conseguente subduzione della crosta oceanica, poi la successiva collisione tra placche continentali con la formazione di un rilievo come potrebbe essere stato per la catena alpina (al minuto 1′ : 25″ inizia la convergenza):

Il tutto è riassunto in tre passaggi nell’immagine successiva (sempre da Bosellini):

Come specificato manca l’erosione ed ogni processo gravitativo a modellare di continuo il tutto, ma aggiungo anche la dissoluzione delle rocce carbonatiche e non meno importante l’isostasia e le eruzioni di vulcani orogenici e anorogenici, gli impatti meteorici, ecc.

In questo video successivo una rappresentazione schematica della formazione di una rete idrica a modellare il territorio:

Molte altre tipologie di movimenti crostali sono state modellizzate. Ad esempio:

https://www.youtube.com/watch?v=bI5r4cs74w8&t=171s

https://www.youtube.com/watch?v=LWAQOoTT_uk

https://www.youtube.com/watch?v=QfY7KSnNYlI e molti altri…

Come e dove si formano le rocce

La loro origine e le loro proprietà.

In questa immagine vediamo le principali zone di formazione delle rocce: Per le rocce ignee o magmatiche abbiamo quelle effusive del vulcanismo intraplacca, quelle effusive della zona di subduzione e quelle intrusive (o plutoniche).

Vediamo le zone di formazione delle rocce sedimentarie di origine marina e sedimentarie di origine continentale.

E le province magmatiche italiane dove si formano attualmente rocce ignee:

Le rocce metamorfiche caratterizzate da una trasformazione dovuta a pressione e temperatura si formano dove sia presente alta pressione e temperatura nelle zone di convergenza o nelle zone limitrofe alle intrusioni magmatiche che cedono calore alle preesistenti rocce incassanti le quali tenderanno a trasformarsi.

uno sguardo all’Italia e alla sua storia

Mari, montagne, pianure, fiumi, laghi e chi più ne ha più ne metta…

Galleria lez. geo. Edelweiss-003-tettonica

La litogenesi organogena

Gli organismi formano le rocce carbonatiche (…e silicee)

Al di sotto di una certa profondità (ccd) la calcite non riesce più depositarsi salvo eccezioni, ma viene interamente disciolta. Anche per l’aragonite esiste la acd meno profonda. La silice invece potrà depositarsi anche oltre la ccd.

La concentrazione di CO2 è direttamente responsabile della profondità della ccd. Se aumenta la [CO2], diminuisce la profondità della ccd!

Le evaporiti

Un bacino chiuso sulle coste del Mar Caspio

Molto in generale, in un bacino chiuso o semichiuso nel quale l’evaporazione superi l’apporto di acqua si depositeranno gesso, cloruri, carbonati…

Sono molti i casi di depositi evaporitici (vedi link ad Alex Strekeisen).

La morfogenesi

Nuova crosta terrestre viene formata e poi riassorbita per subduzione, nuove catene montuose si formano, gli oceani si aprono e si chiudono.

Mentre questi processi agiscono, la forma del rilievo viene modificata continuamente da numerosi agenti. Vediamone alcuni:

I processi gravitativi per primi (quando qualcosa viene sollevata, se manca l’equilibrio tende a sempre a cadere!).

Immagine da Wikipedia

Esistono molti tipi di frane. Qualche esempio:

Mentre nei casi precedenti sono le onde a scavare e destabilizzare un terreno che probabilmente si sta sollevando per movimenti crostali, nel caso successivo è il torrente a scavare e ad aver scavato provocando il crollo del terreno incoerente e probabilmente anche zuppo di acqua.

Mari, fiumi e acque superficiali sono agenti erosivi.

Anche i ghiacciai che sembrano fermi sono agenti di modellamento del rilievo:

Le rocce possono anche sciogliersi.

Il fenomeno del Carsismo agisce sia in superficie (karren, campi solcati, doline), sia nel sottosuolo.

Tutto cambia in continuazione, che lo vediamo o no, inesorabilmente, sempre!

Grazie!

Ste!

Milano Montagna – Professor Smiraglia. Intervento a Mountain in the City

Stefano Rossignoli 18 ottobre 2014 – Immagini: giuliamonego.com

Se la Montagna non va a Milano, Milano va alla Montagna.

Giulia Monego - Action in the Alps
Giulia Monego – Action in the Alps

 

Milano è una grande città e, per quanto io non ne sia il più grande amante, sono innumerevoli le occasioni e gli eventi che ogni giorno, in qualche modo, la colorano.

Questo w-end è stata la volta di “Mountain in the City“.

Sono stato lì la prima sera, in Università statale in via Festa del Perdono, dove qualche anno fa mi iscrissi e mi laureai in Scienze Naturali!

Free riders, guide alpine e sciatori estremi presentavano le loro attività, molto simili in alcuni aspetti a quello che cerco recentemente sulla mia Mountain Bike. Filmati spettacolari, mozzafiato che mi han fatto un po’ tornare quella voglia di sciare veloce e di saltare che spinge sempre forte dentro di me e che avevo nei primi anni 90, quando a metà maggio cominciavo ad aspettare la neve dell’inverno successivo…

Però non vi parlo di questo perchè non sono più dell’ambiente dello sci da molto tempo e non me ne intendo più. Posso solo sottolineare la mia ammirazione e invidia per Davide Capozzi e Luca Rolli che hanno ripetuto dopo 28 anni la discesa della “Parete che non c’è”, ovvero la Est dell’Aguille Blanche de Peuterey effettuata per la prima volta da Stefano De Benedetti nel 1986.

Sotto le pareti del M.Bianco ho vissuto per circa quattro anni della mia vita e ne ho sempre subito il timore e il fascino crescendo col mito di chi le percorreva sia in salita che in discesa con gli sci o la tavola…

Sottolineo poi la mia ammirazione per le donne free-rider.

Adoro da sempre le atlete, specialmente quelle un po’ più lanciate. Le ammiro sia fisicamente sia per la loro dedizione e mi ha colpito incrociare e vedere Giulia Monego, poter guardare i video che la ritraggono protagonista e conoscere un poco le sue conquiste…giusto per dirne una: 1° calssificata O’neill Xtreme’06 Verbier CH…

Giulia Monego - intervistata a "Mountain in the City" 16 ottobre 2014
Giulia Monego – intervistata a “Mountain in the City” 16 ottobre 2014 – foto facebook

Quello di cui vi parlerò invece è l’intervento del Professor Smiraglia che già conoscerete di certo.

La cosa che più mi ha affascinato questa volta è che c’è sempre qualcosa di nuovo. Ci si accorge dell’evoluzione della ricerca scientifica. E questo forse lo percepisco ancor di più da quando ne sono Leggi tutto “Milano Montagna – Professor Smiraglia. Intervento a Mountain in the City”

Ghiacciaio del Pre de Bar – Storia di avanzate e ritiri negli ultimi 20000 anni

Stefano Rossignoli 29 luglio 2014

ghiacciaio di pre de bar 1983 sf
ghiacciaio di pre de bar 1983 per scienzafacile.it

Ho revisionato appena ora l’articolo sottostante che tratta di ghiacciai e di uno in particolare, quello di Pre de Bar sul quale ho girato anche un breve video-post durante l’estate 2012.

Ieri, mio papà ha voluto perdersi nei ricordi e ha rovistato tutta la sera nel borsone delle fotografie di famiglia. Un album di fotografie scattate in Val Ferret mi ritraeva piccino, all’età di circa 10 anni durante una gita in cui andammo ad osservare la fronte del Ghiacciaio di Pre de Bar (rigorosamente da lontano… “Non ci si avvicina alle fronti dei ghiacciai. E’ pericoloso” ripeteva insistentemente mio papà! …come dargli torto in questo e in molti altri casi?).

E’ dunque intorno al 1983 che è stata scattata questa splendida immagine di apertura che può solo far morire d’invidia noi, amanti dei ghiacci alpini che vanno scemando di anno in anno. (ingranditela e godetevela cliccandoci sopra!)

Auguriamoci almeno che gli anni senza estate come questo servano ad addobbare di nuovo le alte vallate alpine e appenniniche, nonché  a regalarci riserve abbondanti d’acqua per il futuro…

Stefano Rossignoli 27 settembre 2012

Ghiacciaio di Pre de Bar - La netta linea di separazione...
Quel che resta del Ghiacciaio di Pre de Bar e la netta linea di separazione…

Scherzosamente, io e il mio socio di trekking Daniele abbiamo definito la nostra vacanza, una vacanza scientifica perchè, per mia fortuna, durante il nostro trekking 2012 (vedi gli altri trekking qui) io ero molto allenato, lui un po’ meno, allora ne approfittavo sempre per chiacchierare, spiegare, puntualizzare su tutto ciò che vedevamo e per mia fortuna Daniele ascoltava senza annoiarsi…

Il nuovo video post riguarda le avanzate e i ritiri del Ghiacciaio di Pre de bar in alta Val Ferret (AO) e in questo frangente volevo spiegare brevemente come si può ricostruire la sua storia semplicemente dai depositi lasciati e, in questo caso, semplicemente dal colore dei depositi e dall’attività erosiva …ma forse è meglio se prima vi guardate il video.

Bene. Da cosa dipende la differenza di colore tra l’alloggiamento del ghiacciaio negli anni 80/primi anni 90 e quello invece più antico della Piccola Età Glaciale? Dipende soprattutto dalla vegetazione…

I sassi, ecc lasciati liberi negli anni 90 non sono ancora stati popolati dalla vegetazione. Forse solo da qualche lichene o poco altro, mentre le zone libere dal ghiacciaio da oltre 100 anni sono ricche di copertura vegetale.

Anche gli alberi, man mano che passa il tempo riescono a colonizzare le morene glaciali fino a certe quote, ma hanno bisogno di tempo appunto.

Quindi, dalla copertura vegetale da cui dipende anche il colore delle morene si può ricostruire da quanto tempo queste siano state abbandonate dal ghiacciaio. Il colore delle rocce delle morene dipende anche dall’alterazione chimica ma anche le reazioni chimiche hanno bisogno di tempo…

Questo ovviamente lo si può fare anche ad occhio per casi come questo…

Un altro fattore importante per comprendere da quanto tempo il ghiacciaio se ne sia andato, è quello dell’erosione.

Superfici appena abbandonate presentano spigoli netti (morene aguzze ad esempio) ed intensa attività erosiva e gravitativa.

Superfici antiche sono sempre più arrotondate e smussate man mano che l’età aumenta…

Così, e con un po’ di esperienza si può ricostruire la storia di un ghiacciaio nelle ultime migliaia di anni.

Da sottolineare che oggi la vegetazione è anche misurabile. La lichenometria (studio della dimensione dei talli lichenici) e soprattutto la dendrogeomorfologia (studio degli anelli di accrescimento dei fusti degli alberi in base alla loro posizione nello scenario geologico) ci ‘regalano’ ogni giorno nuovi dati per comprendere al meglio i cambiamenti dei ghiacciai: indicatori climatici e ambientali di prim’ordine.

Con questo vi saluto e vi do appuntamento alla ricostruzione di avanzate e ritiri glaciali in base alla morfologia di una valle laterale della Val Ferret.

A presto.

Stefano Rossignoli

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