Sistematica degli Odonati nel sud-ovest Milanese: la Spusspuseta, el pret, el Cereghet, el bambin

Stefano Rossignoli 18 giugno 2011

pranzo!

Il dialogo comincia anche questa volta a pranzo, o a cena, non ricordo, coi miei genitori che rimembrano i ‘loro tempi’.

Questa volta si parla delle ‘spusspuset’ (nella lingua delle mie parti si pronuncia così: La prima s come quella di ‘salsa’ la seconda s come quella di ‘asino’, poi la terza come la prima e la quarta come la seconda!!!)

 

La sistematica è una disciplina che si occupa della classificazione degli esseri viventi ed è governata da regole molto precise per cui ogni individuo di una specie caratteristica ha un nome particolare che di solito comprende Genere e specie, scritti in corsivo minuscolo tranne l’iniziale del Genere che deve essere maiuscola (vedi articolo dedicato)

I Spusspuset sono volgarmente le libellule anche se, più precisamente, Libellulidae è una famiglia dell’ordine degli Odonati di cui potete trovare una veloce descrizione QUI ma una sistematica fatta in dialetto milanese avrà qualche punto debole e cerchiamo ora di andarne a trovare qualcuno…

La Spusspuseta delle mie parti  infatti sembra che possa essere della famiglia delle Aeshnidae come questa, descritta su Linnea.it, invece, le libellule (famiglia Libellulidae) vere e proprie sarebbero state le Spusspusetun (più grandi e con le due u pronunciate come quella di ‘gufo’) ma potrebbero essere state chiamate così anche le Anax che trovate qui su odonata.it.

Il genere che mi ha incuriosito di più nei racconti dei miei è Calopteryx che corrisponderebbe a quello che veniva chiamato Cereghet o Cerigh (si pronuncia come si scrive! E’ il chierichetto della messa!). Il Cereghet, di colore blu elettrico, corrisponde facilmente a Calopteryx splendens maschio (Nell’immagine qui sotto di Matteo Di Nicola).

Cereghet
Calopteryx splendens

Fotografia di Matteo Di Nicola

La femmina di Calopteryx splendens, di colore verde metallico, dovrebbe essere invece quella che veniva chiamata il Pret (con la t che si deve sentire poco o niente). Il Pret potrebbe anche essere però la femmina di Calopteryx virgo

La cosa curiosa è che nella mia ricerca ho parlato anche con mio Zio Ambrogio ed un giorno abbiamo trovato una di queste povere bestiole, ma di colore marrone, intrappolata mortalmente nella tela di un ragno molto interessante che l’amico Gianluca Danini ha determinato come Araneus diadematus.

Araneus diadematus
Araneus diadematus, ragno di abitudini notturne nel suo nido diurno a imbuto...

Alla mia domanda che chiedeva come chiamassero in dialetto la povera sventurata, mi è stato detto:”L’è no un Pret, alura sarà un Fra (Trad: Non è un prete, allora sarà un frate!!!)”. Era comunque del tutto simile a questa

Comunque sia. andiamo avanti con la determinazione delle specie conosciute con termini dialettali

Ne mancano almeno due: il Galuruciu detto anche Piciurusu (con le u che si pronunciano come la u di gufo) rosso brillante, che dovrebbe essere facilmente Sympetrum sanguineum …ma altre bellissime e rosse sono raffigurate nella pagina di questa bellissima carrellata di immagini… Curioso è che anche la femmina del Galuruciu, meno colorata, viene classificata come Spusspuseta!!! Quindi la Spusspuseta e lo Spusspusetun sono semplicemente anisotteri (che tengono le ali sempre aperte…) di dimensioni leggermente diverse.

Spusspuset in realtà, Femmina di Galuruciu
Femmina del Galuruciu detta Spusspuset ma in realtà Sympetrum sanguineum femmina!!!

 

…e il Bambin che è grossomodo qualsiasi cosa che appartiene alla famiglia dei Coenagrionidae, nonché Platycnemis pennipes raffigurato nella foto qui sotto. Il bambin è piccolo per definizione! Massimo 3.5cm di lunghezza! Quando è un poco più grande desta confusione con il Cereghet!!!

Bambin
Platycnemis pennipes ...detto Bambin

Dalla Spusspusetuna al Bambin ho fatto un piccolo salto nel passato a quando i miei genitori da bambini giocavano all’aperto e non dovevano (e non potevano) andare in palestra, piscina, guardare la televisione o usare trabiccoli elettronici che stimolano il cervello in altri modi e azzerano un po’ il cuore… I bambini stavano fuori e giocare con gli animali era per loro un passatempo …anche crudele alle volte, come il gatto col topo… Anche io mi ricordo e fuori ci sto ancora spesso, quando capita, anche se con un altro stile rispetto a quando ero bambino, ma guardatemi qui …ora, davanti al mio portatile tanto per cambiare…

L’unico lato positivo è che fuori, sulla riva del fosso davanti a casa i spusspuset e i Cerigh continuano per fortuna a volare e a rallegrarmi gli occhi come poco fa, quando ho scattato queste fotografie…

A presto!

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In Pialeral per una settimana con lo sfondo delle Grigne!

Stefano Rossignoli 12 giugno 2010

Eccomi a fare il resoconto di una settimana per cui ancora una volta avrò molta nostalgia.

Traversata alta

Sto parlando della Campagna Naturalistica multidisciplinare 2010 degli studenti di Scienze Naturali dell’Università di Milano.

Il Luogo è un paradiso naturalistico e la base è il rifugio più ospitale che io conosca: il Rifugio Antonietta al Pialeral sulla Grigna Settentrionale o Grignone.

Ora vi racconterò cosa abbiamo fatto e dove abbiamo gironzolato nel frattempo… Tutte queste uscite ve le consiglio come gite da fare in giornata o magari fermandovi qualche giorno in rifugio e concatenarle tutte.

Sveglia molto presto il lunedi mattina perchè c’è da affrontare il traffico delle tangenziali milanesi prima di catapultarsi sulla Milano-Lecco e così verso i Monti della Valsassina fino a Pasturo (LC) da cui parte la strada sterrata e il sentiero per il Rifugio Pialeral.
Arrivato quasi su, incontro Gaia e Claudio, laureandi in Scienze Naturali che frequentarono tre anni fa questa campagna e che ora sono ‘in giro’ per la loro Tesi di Laurea Magistrale…

Dal Pialeral, la prima giornata ci porta alla piccola chiesetta di San Calimero su un bel sentiero facile e segnato. Qui la traccia passa prima per alcuni alpeggi, poi per stupende faggete e successivamente per i prati che mostrano fioriture eccezionali.

San Calimero

Si cammina su rocce triassiche molto stratificate e i pendii quindi sono dolci, mai troppo ripidi. E’ un buon posto per vedere la conformazione della Grigna settentrionale composta principalmente dal grigio e compatto Calcare di Esino che forma pareti ripide e che poi degrada sui prati di San Calimero dalla fioritura eccezionale.
Il Professor Andrea Tintori, ordinario di Paleontologia dei Vertebrati a Milano, descrive minuziosamente le formazioni rocciose su cui camminiamo.
Un inquadramento della zona fa parte di una buona campagna naturalistica.

Il secondo giorno ci dirigiamo dalla parte opposta. Saliamo fino al luogo in cui sorgeva il vecchio rifugio Tedeschi della SEM e poi per una traccia di sentiero che utiliziamo solo noi per gli scavi paleontologici e le pecore al pascolo, ci dirigiamo alla Baita Amalia. Da qui proseguiamo a mezza costa sulla traccia che porta alla Baita dello Scudo.

gregge

Il territorio è selvaggio. Non sembra di essere in Lombardia, nella regione più industrializzata d’Italia.
I pendii verso la baita sono ripidi e ogni tanto una scivolata potrebbe essere pericolosa, ma noi svoltiamo prima verso destra, all’altezza di una betulla e di una spaccatura nella montagna.

spaccatura

Questa spaccatura è relativamente recente (geologicamente parlando) e in futuro, ma chissà quando, potrebbe diventare una grossa frana…
Dobbiamo battere la traccia e le piante nei prati sono alte anche più di un metro. Vediamo moltissimi Falchi che cacciano sui versanti selvaggi delle Grigne.

Prossimamente, il Parco della Grigna Settentrionale dovrebbe segnare e arricchire con pannelli indicatori un sentiero naturalistico da queste parti…

E’ il terzo giorno che si comincia a lavorare davvero, infatti ci raggiunge l’Entomologo dell’Università di Milano Matteo Montagna.


Matteo e Veronica

Da ormai due anni insegna agli studenti della campagna le tecniche di base di campionamento, determinazione e preparazione degli insetti delle Grigne.
Dal suo zaino apparentemente senza fondo estrae strumenti, retini di almeno tre tipi, provette, bicchierini, piattini per allestire trappole, birra e aceto per attirare gli insetti ed iniziamo a vagare per la Grigna a posizionare le trappole, prima quelle che attirano per il colore, poi quelle per caduta…

Matteo

Mappiamo anche col GPS le zone per arricchire il pool di dati del campionamento e …per ritrovare il tutto più facilmente…

Io devo scappare, ma sono certo che i ragazzi avranno da fare e l’indomani li ritroverò indaffarati nella preparazione degli insetti trovati in giornata.

E’ proprio così e quando torno li trovo tutti intorno ad un tavolo mentre lavorano e chiedono consigli a Matteo…
Porto la chitarra e nel mio zaino ho un carico di vino, verdura del mio orto, caramelle gommose per il gruppo e per la mia collega Veronica oltre ad una bella vaschetta di gelato da più di un chilo!!!

E’ il bello del rifugio Antonietta!!!

Finito di lavorare è sempre festa come nei rifugi di una volta. Si mangia da Dio e si gode della compagnia durante la serata e a volte si fa un po’ troppo tardi…ma va bene così!
Ma le sorprese non sono mica finite…
Ormai è tradizione delle campagne che durante la settimana una sera facciamo la pizza nel forno a legna e anche quest’anno il Professore, di ritorno dagli esami in università, si presenta con tre chili di pasta che mi prendo in carico e separo in 35 panetti.
Dario pulisce il forno ed io lo preparo per l’accensione, scorta di legna compresa…
Serata di festa come sempre. Con piacere cedo anche il posto di pizzaiolo per caso anche ai ragazzi a Dario e al Prof.
Finisce tutto coi canti…

A parte la festa, il giovedi e il venerdi sono i giorni della botanica! E’ Gianluca Danini, un personaggio da conoscere, colui che ci accompagna in lungo e in largo a ‘caccia’ di piante.
Ci porta a conoscere le associazioni delle varie fasce vegetazionali che cambiano in base al substrato su cui crescono, alla quota o all’esposizione ad un particolare punto cardinale…
E sulla Grigna c’è da perdersi in una moltitudine di angoli naturalistici tutti da esplorare e, sembrerà strano, dove nessuno magari mette piede per mesi o a volte anni. Basta scegliere l’angolo giusto…

Scudo

A proposito di angoli giusti della Grigna, la campagna naturalistica finisce di sabato mezzogiorno ed ancora una volta avrò persone e momenti da serbare nel cuore, ma per me c’è ancora il pomeriggio e come resistre al richiamo del Grignone?
Vorrei salire per il sentiero invernale (che si usa per evitare di restar sotto alle valanghe) e scendere per quello estivo, ma Dario mi propone di cercare una ‘via’ di salita alternativa in mezzo alle due tradizionali.
Qui mi si impone di non consigliarlo ai comuni turisti in quanto, la presenza di un vago sperone sub-verticale di una trentina di metri di altezza ed un’uscita in placca con possibilità di potenziali cadute letali ne fanno un itinerario, seppur minimamente, alpinistico.
E’ così che chiudo la settimana: ricominciando a scorrazzare libero per i monti come piace a me, portando poi i saluti di Dario al gestore del rifugio Brioschi in cima al Grignone e ricambiando i saluti una volta tornato in Pialeral…

Il sentiero estivo che porta al Rif. Brioschi è molto facile ed escursionistico e questo ve lo consiglio. Prestate solo attenzione quando siete vicino alla cresta nella parte terminale. Non sporgetevi e andrà tutto benissimo. Date un’occhiata alle previsioni del tempo perchè si arriva in cima ad una montagna di 2410m e il freddo, il vento o il temporale a quella quota sono da evirare assolutamente.
Partire da Pasturo o dal colle di Balisio per poi raggiungere il rifugio Antonietta e da lì il Brioschi è un giro fantastico dal punto di vista naturalistico e del panorama che si può godere…

Very e Ste!

Un ultimo appunto: Se doveste passare o fermarvi in Pialeral qualche giorno (cosa che vi consiglio caldamente!) dite a Dario, il gestore, che leggete gli articoli di Stefano su ‘scienzafacile.it’ che ne avrà certamente piacere! E se potete, portategli i miei saluti!

Andateci, è un posto da sogno…

www.rifugioantonietta.it

A presto.

Stefano!

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