Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte II

Stefano Rossignoli 23 aprile 2011

Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte I

Arriviamo quindi a ricordare come si è arrivati a capire che ci furono queste grandi Glaciazioni in tempi passati anche se non molto lontani…

Per fortuna nostra, ma soprattutto dei primi glaciologi i ghiacciai quando passano, avanzano e si ritirano, lasciano abbondanti nonché evidenti tracce.

Lasciano tracce molto chiare della loro esistenza ed evoluzione i piccoli ghiacciai alpini attuali, figuriamoci quelli enormi del passato…

Ghiacciaio di Lavassey - Valgrisanche (AO)

Le prime intuizioni sull’esistenza delle glaciazioni, sono state formulate  proprio sulle Alpi svizzere da parte dei primi Glaciologi o comunque scienziati che si occupavano anche di questo, come ad esempio i famosi Charpentier e Agassiz.

Ufficialmente Charpentier fu il primo agli inizi dell’800 a formulare l’ipotesi che i ghiacciai fossero stati un tempo molto più grandi di quelli che si potevano vedere in quel periodo. …oggi sappiamo anche con certezza che nel 1800 i ghiacciai erano anche molto più grandi di come sono ora (vedi articolo dedicato alla Piccola Età Glaciale!).

Ma cosa vide Charpentier per cui pensò ad enormi ghiacciai?. Vide i cosiddetti massi erratici, blocchi di roccia (più o meno grandi) che a volte non c’entrano nulla con la roccia e l’ambiente che gli sta intorno. Ce ne sono moltissimi sulle Alpi e Prealpi. Addirittura arrivano da centinaia di chilometri di distanza e in altri continenti anche da migliaia… Ad esempio nei dintorni di Lecco in Lombardia ci sono i massi erratici di Serpentino e di Gneiss che provengono dalle valli laterali della Valtellina. Curiosamente le montagne intorno sono fatte da calcari e dolomie, rocce molto diverse sia alla vista, sia come origine…

Anche le strutture moreniche, relativamente facili da intercettare anche quando sono abbandonate da tempo a causa della loro forma e dell’orientazione dei grandi blocchi, fecero intuire a Charpentier che i ghiacciai dovevano essere stati enormi…

Agassiz perfezionò tali studi sulle forme lasciate dagli antichi ghiacciai intuendo che sulle Alpi doveva esserci stata una enorme copertura glaciale del tutto simile alla calotta attuale groenlandese…

Ovviamente, le teorie precedenti non consideravano questa ipotesi, in quanto fissiste e creazioniste. Come dico spesso, i primi evoluzionisti con cognizione di causa furono i geologi perchè l’evoluzione della Terra si vede direttamente e si può misurare… Oggi si vede benissimo cosa fanno e cosa lasciano i Ghiacciai. Ragionare sulle glaciazioni vuol dire semplicemente ragionare su quel che si vede ora, ma a scala più ampia…

Ora non dico che faremo un corso di Geologia del Quaternario, ma almeno tratteremo semplicemente qualche argomento di studio relativo ad alcune prove delle glaciazioni condotto dai primi geologi che intuirono non solo la glaciazione, ma addirittura il susseguirsi di glaciazioni quindi non possiamo tralasciare Penk e Brukner

Chi erano? Erano due Geografi Austriaci che studiarono i terrazzi fluvio-glaciali e nel 1909 pubblicarono i loro studi geomorfologici sulle glaciazioni condotti sulle Alpi Bavaresi.

Ma quanti argomenti! Ma Stefano stai esagerando!!! Eh già, e lo stile blog non si presta proprio! …figuriamoci quando tireremo in ballo i Loess e magari altro…ma torniamo ai nostri terrazzi fluvio glaciali…

Il termine fluvio-glaciale indica un’origine congiunta di tale forma… La cosa vergognosa è che quando preparai l’esame di Geologia del Quaternario unimi avevo solo questo disegno e degli appunti sconfusionati e non ci capii nulla…!

terrazzi fluvio-glaciali Penk e Bruckner (clicca per ingrandire)

L’origine di questi terrazzi che Penk e Bruckner studiarono nel nord delle Alpi, è invece piuttosto semplice da capire (ora che quei due lo hanno fatto per noi!!!).

1 – Immaginate GROSSI depositi di detriti (till o morene che siano) portati da grandissimi ghiacciai . Le varie alluvioni nonché l’erosione e il normale trasporto fluviale possono accumulare a valle enormi masse di questi detriti formando Leggi tutto “Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte II”

Le grandi glaciazioni quaternarie. Parte I

Stefano Rossignoli – 5 Aprile 2011

Nell’immaginario collettivo di bambini, giovani e meno giovani appassionati di scienze ci sono di certo le glaciazioni quaternarie.

sid_ice_age

Il quaternario (vedi scala dei tempi geologici) è un periodo di tempo, il cui limite inferiore è stato cambiato di recente a 2.6 Ma (milioni di anni). Durante questo periodo, soprattutto durante gli ultimi 800000 anni, il clima è cambiato almeno 8 volte a scala globale (vedi articolo dedicato) passando per 8 fasi glaciali e 7 interglaciali.

Una fase glaciale ovviamente sta ad indicare un periodo di tempo in cui i ghiacciai sono avanzati in tutto il globo ed in entrambi gli emisferi, quindi le temperature globali si sono abbassate di qualche grado in modo da Leggi tutto “Le grandi glaciazioni quaternarie. Parte I”

Conoscere le temperature del passato…

E’ sicuramente facile accedere alle banche di dati raccolti dai centri meteorologici nelle ultime decine di anni, ovvero da quando esiste la meteorologia…

Stazione Meteo nei pressi del Colle Changere – Val di Rhemes (AO)

Ma per conoscere le temperature del passato (passato inteso come migliaia o addirittura decine e centinaia di migliaia di anni) come procediamo?
Chi, o meglio, cosa ha potuto registrare le temperature di così tanto tempo fa?
Nessuno di certo si è messo a scriverle e, bene che vada, i primi dati scritti possono risalire a pochissime migliaia di anni fa.

Per nostra fortuna però, in natura esistono ‘registratori’ di temperatura a frequenza stagionale e sono principalmente i ghiacciai polari (soprattutto in Antartide e in Groenlandia).
Anche i sedimenti oceanici sono ottimi ‘registratori’. Anche se non a cadenza stagionale, forniscono dati perfettamente correlabili a quelli ottenuti dai ghiacciai. Anche l’abbondanza dei pollini contenuti in alcune successioni sedimentarie possono indicarci molto bene l’andamento delle temperature a seconda dell’abbondanza relativa di specie individuate…

Ci occuperemo comunque soprattutto dei primi…

Il δ 18 O0/00 – Stefano Rossignoli 23 gennaio 2011

Val di Rhemes (AO)

Nelle immagini, alcuni ghiacciai e zone delle Alpi a cui sono particolarmente affezionato…

Scrivere di temperature medie globali su un sito divulgativo, sembra voler dire per forza occuparsi di ‘riscaldamento globale’ o, detto all’Inglese, di ‘global warming’.

Invece, su scienzafacile ci occuperemo semplicemente di capire come viene registrato questo aumento delle temperature attualmente in corso!
Per poter dire che esiste un riscaldamento globale, dobbiamo assolutamente conoscere le temperature del passato in modo da confrontarle con quelle attuali e quindi poter dire che sono superiori!

Per fare ciò, abbiamo bisogno di una registrazione e archiviazione dei dati.
E’ sicuramente facile accedere alle banche di dati raccolti dai centri meteorologici nelle ultime decine di anni, ovvero da quando esiste la meteorologia…

Stazione Meteo nei pressi del Colle Changere - Val di Rhemes (AO)

Ma per conoscere le temperature del passato (passato inteso come migliaia o addirittura decine e centinaia di migliaia di anni) come procediamo?
Chi, o meglio, cosa ha potuto registrare le temperature di così tanto tempo fa?
Nessuno di certo si è messo a scriverle e, bene che vada, i primi dati scritti possono risalire a pochissime migliaia di anni fa.

Per nostra fortuna però, in natura esistono ‘registratori’ di temperatura a frequenza stagionale e sono principalmente i ghiacciai polari (soprattutto in Antartide e in Groenlandia).
Anche i sedimenti oceanici sono ottimi ‘registratori’. Anche se non a cadenza stagionale, forniscono dati perfettamente correlabili a quelli ottenuti dai ghiacciai. Anche l’abbondanza dei pollini contenuti in alcune successioni sedimentarie possono indicarci molto bene l’andamento delle temperature a seconda dell’abbondanza relativa di specie individuate…

Ci occuperemo comunque soprattutto dei primi… Leggi tutto “Conoscere le temperature del passato…”

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