E la Sicilia?

Stefano Rossignoli 6 gennaio 2014

Il tutto parte da una domanda inviatami da Marco:

Salve Professor Stefano Rossignoli,

piacere mi chiamo Marco, uno studente di Scienze Geologiche dell’Università degli studi di Palermo. Prima di tutto complimenti per il sito,molto bello e interessante, anche il suo canale youtube, mi è stato molto utile per capire al meglio la rotazione del blocco Sardo-Corso. La contatto sinceramente perchè volevo porle una domanda riguardo la formazione della Sicilia. Vedendo i video sulla formazione delle Alpi, la rotazione del Blocco Sardo-corso, Appennini ho capito veramente tante cose, riguardo la formazione delle catene, bacini di retroarco, rollback ecc.. ma non riesco a capire appunto la Sicilia, se era già li, oppure ruotata con il blocco e poi emersa???? E’ così gentile da fare se mai un video riguardante questa mia domanda oppure linkarmi qualche sito completo e ben fatto???

La ringrazio anticipatamente, le porgo distinti saluti!

Questa la mia prima risposta:

Wow!!! Grande domanda! Grazie Marco!

Facciamo così: andiamo per punti…

Primo: non sono un professore…e anche se lo fossi, dammi pure del tu tranquillamente come un qualsiasi utente web!

Secondo: aspettavo di avere un’idea per scienzafacile e un po’ di ispirazione per nuovi post e questa mi sembra buona.

Terzo: la rotazione del blocco Sardo-Corso e la formazione di Alpi e Appennini li ho studiati e pubblicati perchè era un argomento che mancava al mio back-ground e ho voluto colmare questo vuoto…

Quarto: forse finalmente in questi giorni avrò un pizzico (ma proprio un pizzico purtroppo) di tempo per tornare ad occuparmi del sito e mi dedicherò a questa tua domanda…

Quinto: Non conosco la risposta e mi studierò la cosa…non dovrebbe essere molto complicata, dai! Sono ottimista.

E poi pubblicherò qualcosa o ci sentiamo via mail…

Quindi, a presto!

PS Se non hai nulla in contrario pubblico la tua domanda sul sito.

Grazie ancora!

Stefano!

 

Ecco i video sul Blocco Sardo Corso (così sapete tutti di che si parla!!)

Bene! Ora arriviamo al punto e, data la gentilezza con cui Marco si è rivolto a me e a scienzafacile, è un paio di giorni o tre che, compatibilmente col poco tempo a disposizione, sto cercando di studiare la risposta…che non è semplice come pensavo! …come sempre!!!

Di primo acchito, ho subito messo in dubbio la rotazione della Sicilia insieme al Blocco Sardo Corso e, studiando quà e là, mi ci son subito ritrovato, anche perchè altrimenti si sarebbe chiamato “Sardo, Corso, Siciliano”!

Lo studio comunque mi ha portato per due strade:

la prima, quella delle successioni sedimentarie. Per abitudine, di solito, mi ci trovo meglio…

la seconda, quella dell’evoluzione tettonica, strutturale

Ho studiato su vari siti che citerò man mano e anche su un vecchio libro (il “famoso Casati 1”) e poi ho cercato di mettere insieme le cose.

Non ho la presunzione di parlarne come parlerebbe un Geologo con altri Geologi (soprattutto perchè non sono un Geologo).

Spero solo di riuscire a semplificare il tutto in modo che serva da base per eventuali approfondimenti o arricchimenti da parte di gente esperta (la sezione commenti è aperta a tutte/i).

Ho guardato le successioni sedimentarie (già semplificate e di facile comprensione) su un interessante post del Geologo Siciliano Nino Argentati.

http://www.nargentati.it/articoli/aspetti/geologia.htm

Da qui si può già intuire che stiamo parlando di Appennini. La Sicilia, almeno in parte è formata da Appennino, quindi si sono impilate le falde appenniniche anche in Sicilia a causa dello spostamento del “blocco Sardo-Corso” avvenuto durante il Miocene.

Le falde sono formate da rocce piuttosto antiche, paleo/ mesozoiche carbonatiche, di piattaforma, originatesi nella Tetide presso il margine continentale nord africano (quando questo si trovava ancora più o meno a livello dell’equatore)

Il sollevamento Miocenico è solo un parziale sollevamento della parte settentrionale della Sicilia.

Nel Miocene quindi si vengono a formare a sud della zona emersa, alcuni bacini sedimentari marini che si riempiranno con i prodotti dell’erosione  della parte appenninica settentrionale più elevata.

Sopra i bacini sedimentari riempiti durante il miocene, nel Messiniano si depositano le croste evaporitiche dovute alla chiusura del Mar Mediterraneo a ovest e al mancato collegamento con l’oceano Atlantico.

A causa di questo evento, essendo l’evaporazione nel Mediterraneo maggiore dell’immissione di acqua da parte dei fiumi immissari, i sali contenuti nelle acque marine precipitano e si depositano sui fondali. …e trovare queste in Sicilia ci fa intuire che almeno parte della regione, durante il Messiniano, era ancora parecchio sott’acqua.

La successiva espansione  del Mar Tirreno, accompagnata alla spinta della placca Africana, provoca l’ulteriore deformazione dell’Appennino Siciliano e il sollevamento della regione allo stato attuale delle cose.

Nelle sezioni geologiche (APPUNTI DI GEOLOGIA REGIONALE a cura del Prof. Raimondo Catalano ) si notano parecchie strutture a scaglie che fanno intuire la compressione che ha sollevato (e solleva ancora) la regione…

Della stessa fonte, già in fig 12.1 di questo documento si nota l’affinità tra l’Appennino centro-meridionale e l’Appennino siciliano. Si nota anche quanto l’arco Calabro, il monte Etna e, anche se non si vedono, le isole Eolie, siano un po’ diversi dal resto dell’Appennino e della Sicilia.

Last but not least, ovvero, ultimo ma non meno importante, una figura utlizzata dall’amico e guest-blogger Luca Inzerillo a proposito del rischio terremoti in Italia e della Faglia Gloria. Luca ha utilizzato una figura che rende bene l’idea della separazione tra i diversi domini nella zona Nord orientale della Sicilia…la riporto per comodità:

L’arco calabro, schematizzato da H.U. Schmincke nel libro Volcanism. La microplacca adriatica e la microplacca ionica vanno in subduzione sotto la penisola. Le risalite magmatiche originano le Isole Eolie, il Vesuvio e l’Etna.
L’arco calabro, schematizzato da H.U. Schmincke nel libro Volcanism. La microplacca adriatica e la microplacca ionica vanno in subduzione sotto la penisola. Le risalite magmatiche originano le Isole Eolie, il Vesuvio e l’Etna.

Sul fatto che poi diversi autori propongano che ci sia qualche frammento di Alpi in Sicilia, credo voglia dire che parte delle rocce più profonde che compongono questa regione possono avere avuto origine o sono collegate in qualche modo alla collisione tra placca Adriatica e Sud dell’Europa avvenuto nel Cretaceo a causa dell’apertura dell’Oceano Atlantico…e mi sento di dire:”Perchè no? Boh! E’ possibile”

Bene!

Sperando di non aver contribuito alla confusione ma di essere stato almeno in parte utile per poter iniziare ad addentrarsi nella Geologia Siciliana, vi lascio, saluto Marco e lo ringrazio ancora per la domanda che mi ha permesso di studiare e di trasferirmi almeno col pensiero in quella bellissima regione che è la SICILIA. Prima o poi verrò a visitare i suoi vulcani…Un saluto a tutte le amiche e agli amici della Sicilia!

I commenti sono ben accetti …come sempre!

A presto e Buon anno a tutte/i.

 

 

 

 

 

 

Il mostro che sta crescendo…

Stefano Rossignoli 29 marzo 2011

Sono appena stato in Dipartimento di Scienze della Terra unimi e, dopo una chiacchierata col mio prof, con gli amici, Fabio, ecc, ecc, sono andato a trovare Giovanni per organizzare un incontro per settimana prossima in modo da raccogliere un po’ di materiale scientifico da divulgare su scienzafacile.it.

Dopo l’ennesima scossa di terremoto e l’aspettativa per oggi di quasi 1000 visitatori su scienzafacile.it in cerca di articoli sulle cause dei terremoti intorno a Ferrara, è stato inevitabile parlarne un po’ e Giovanni mi dice subito:”Là sotto c’è un mostro che sta crescendo!”.

Mi ha ricordato che sotto una zona della Pianura Padana, l’appennino che spinge con forza, modifica anche il rilievo e ha anche deviato verso nord l’alveo del fiume Po (e non solo – vedi link) e questa non è che la punta di un iceberg, o meglio, l’estremo più alto delle pieghe ferraresi.

“Potresti scrivere di questo!” mi dice Giovanni…

Sotto Ferrara infatti c’è una struttura conosciuta come la Dorsale ferrarese, più precisamente c’è una piega, l’Anticlinale Ferrarese.

Un’anticlinale è una piega di questo tipo:

Orogenesi e fogli di carta
Orogenesi e fogli di carta

Sotto la pianura Padana, riempita di sedimenti, nella zona tra Mirandola e Ferrara, c’è in realtà un sistema di pieghe ovviamente un po’ più complesso che nel disegno qui sopra.

Qui in basso direi che il tutto è meglio rappresentato (l’immagine è linkata al sito di origine sul quale è anche ingrandibile, cliccaci sopra)…

sezione geologica pieghe ferraresi (clicca per andare al sito di origine!)
sezione geologica pieghe ferraresi (clicca per andare al sito di origine!)

Intercettata la zona di Ferrara (ci sono anche un asterisco rosso e una linea rossa per individuarla), potete notare come la massa rocciosa piegata al di sotto della pianura sia del tutto simile ad una catena montuosa e in effetti lo è.

Le rocce non solo sono piegate, ma sono anche fagliate, ovvero esistono dei piani di frattura (detti faglie e quella evidenziata in rosso è una di quelle) in cui certe rocce scorrono sopra (o sotto o di fianco, ecc) ad altre…

In questo caso, il profilo geologico (qui sopra) rappresenta uno spaccato che va da Nord-Nord-Est a Sud-Sud-Ovest (più o meno da Nord a Sud!)  e taglia la Pianura Padana sulla linea di Rovigo-Ferrara-Bologna rappresentando ciò che sta sotto… Ebbene, lì sotto sta crescendo l’Appennino. Non è che abbia cominciato a crescere ieri. Cresce da qualche milione di anni…
Visualizzazione ingrandita della mappa

Anche il corso del Fiume Po, come ho scritto sopra (e come si vede sulla mappa se cliccate su “visualizzazione ingrandita…”), è stato deviato verso nord all’altezza di Viadana-Guastalla-Suzzara a causa del sollevamento dell’Appennino sulle pieghe ferraresi…più precisamente sull’arco di Mirandola (del tutto simile a quello ferrarese…vedi link)

Da recenti misurazioni (vedi link) è in atto una compressione, (già conosciuta da tempo ma adesso anche misurata!) nell’ordine del mm per anno, della Pianura in direzione Nord-Sud. Il restringimento della pianura avviene proprio là sotto per la compressione e il conseguente scivolamento delle masse rocciose l’una verso l’altra su quelle superfici che vengono chiamate FAGLIE INVERSE

Questi movimenti non sono del tutto regolari.

Ogni tanto rallentano, ogni tanto accelerano di colpo e, in questo caso, liberano parecchia energia causando gli scossoni che noi chiamiamo terremoti che, continuo a ripetere, ci son sempre stati e ci indicano che la Terra è ancora un pianeta vivo…

Impariamo a conoscerlo e a farci i conti. Sta a noi farli prima o dopo questi conti. Il pianeta va comunque avanti per la sua strada…

In conclusione,

in questi giorni gli Italiani si interessano di terremoti perchè ci sono stati morti e danni materiali ed economici…ma tra poco si dimenticherà tutto.

Sarebbe ora di smetterla di interessarsi all’ambiente solamente quando ci si rivolta contro. Cerchiamo di conoscerlo e di farlo conoscere a casa, a scuola e nella vita di tutti i giorni. Ci stiamo staccando troppo dalle sue dinamiche.

E’ davvero patetico accorgersi che la gente sia sempre stupita di ciò che accade…

Dal mio punto di vista, fa anche arrabbiare parecchio, quasi infuriare. Le scienze naturali vengono snobbate, insieme a chi le studia, da quasi tutta la popolazione italiana. La geologia viene considerata solo per l’estrazione dei combustibili fossili e i lavori di cantiere e il tutto costa svariate centinaia di milioni di euro all’anno agli Italiani che continuano a cadere nel tranello della produzione e del consumo di risorse e poi si ritrovano in ginocchio. Siamo ignoranti. Svegliamoci.

Una delle cose che poi mi fa più arrabbiare (oltre alla gente che ne approfitta) è sapere che un naturalista, che mediamente non guadagna abbastanza e lavora quasi per missione, oltre che fortunatamente per passione, dovrà pagare comunque la sua quota…ma anche questo è uno stimolo a farsi sentire sempre di più …anche su scienzafacile.it!

statistiche-scienzafacile dopo il terremoto in Emilia
statistiche-scienzafacile dopo il terremoto in Emilia

Qui sopra uno spaccato di quanto e soprattutto quando la gente italiana si interessa di scienze naturali…Il picco ovviamente è del 29-30 maggio 2012.

 

Un in bocca al lupo invece a chi è stato coinvolto e a chi si impegna nella macchina dei soccorsi…

Stefano

 

Per approfondire:

La faglia Gloria e i Terremoti italiani

Le montagne formano i terremoti

http://www.ingv.it/ufficio-stampa/stampa-e-comunicazione/archivio-comunicati-stampa/comunicati-stampa-2011/evoluzione-tettonica-plio-quaternaria-dei-fronti-di-accavallamento

http://ingvterremoti.wordpress.com/2012/05/26/terremoto-in-pianura-padana-emiliana-inquadramento-geologico-2/

http://reporter.it/archives/8890

 

 

La Faglia Gloria, il Mediterraneo ed i terremoti italiani

Luca Inzerillo 28 maggio 2012

Ecco uno splendido articolo di Luca Inzerillo che ci racconta come mai l’Italia è un paese così sismico, sottolinea alcuni concetti di Geologia per gli appassionati di questa fantastica materia e ci apre la mente ai complessi movimenti della nostra “Piccola” Italia… (S.R.)

Luca Inzerillo
Luca Inzerillo

Aristotele spiegava i terremoti come scuotimenti del suolo in seguito a turbini di vento compresso nel ventre della Terra ed in cerca di una via d’uscita verso l’esterno; le esalazioni che talvolta fuoriescono da spaccature del terreno in seguito ad un forte terremoto ne erano la prova! Per secoli ne derivò l’usanza, a mo’ di criterio antisismico, di scavare pozzi in prossimità dei centri abitati per consentire la fuoriuscita dei venti e proteggerli dai terremoti.

Per tutto il medioevo il terremoto fu considerato un castigo divino, volto a punire gli uomini malvagi che avevano sovvertito l’ordine stabilito da Dio, e presagio del giudizio universale.

Oggi sappiamo che i terremoti sono vibrazioni generate dalla rottura improvvisa e violenta di una massa rocciosa che avviene in seguito ai movimenti, impercettibili ma continui, della crosta terrestre. A differenza di altri contesti (per esempio la subduzione del pacifico lungo le coste americane e giapponesi) dove il meccanismo generatore dei terremoti è relativamente semplice e ben noto (una placca oceanica si immerge al di sotto di una placca continentale provocando terremoti anche molto violenti), l’Italia è inserita in un contesto tettonico molto complesso di cui non sono ancora ben chiari tutti i meccanismi. Proviamo insieme a trovare un filo conduttore e a capire un po’ meglio cosa c’è “sotto” il bel paese.

Iniziamo dal principio:

come tutti sapete la teoria della tettonica a placche ci insegna che la crosta terrestre è frammentata, grossomodo in undici grandi placche in movimento relativo tra loro. Così avviene che lungo le dorsali oceaniche ci sia emissione di magma “fresco”, espansione della placca e del “pavimento” oceanico, mentre, i prossimità dei continenti, la placca oceanica viene “riciclata”: si inflette al di sotto del continente e viene riassorbita dal mantello (subduzione). Questo margine, detto margine attivo, è dove avviene il maggior rilascio di energia sismica e dove avvengono i più forti terremoti conosciuti. Il motore di tutto ciò è il calore dell’interno della Terra ed i moti convettivi del mantello che, in superficie, trascinano le placche.

tettonica a placche

Il bacino del Mediterraneo è sede di complessi fenomeni tettonici e per comprenderlo possiamo partire dalla Faglia Gloria. Infatti se geograficamente Europa e Africa sono separate dal Mediterraneo non si può dire lo stesso dal punto di vista geologico. Anzi, geologicamente Europa ed Africa sono a diretto contatto e si fronteggiano nel Mediterraneo.

La Faglia Gloria è una grossa “spaccatura” della crosta terrestre che ha inizio in prossimità delle isole Azzorre, vicino alla dorsale medio Atlantica, dove l’intersezione dei continenti Europa, Africa e America sembra disegnare sulla carta tettonica una T, con la gamba in direzione del Mediterraneo. Da questo punto la Faglia Gloria parte, in direzione est fino a Gibilterra. Qui si trasforma e da faglia in senso stretto diviene una fascia di deformazione, ma prosegue verso la Sicilia e li disegna un arco, intorno alla Calabria, prende la direzione degli Appennini e risale lo stivale, fino alle Alpi. Qui curva nuovamente e ridiscende, seguendo le coste croate, albanesi e poi greche, dove vira, sfiora i margini meridionali di Creta, attraversa Cipro e sale in Turchia dove prende il nome di Faglia Est Anatolica.

Il confine tra la placca africana e quella europea nel Mediterraneo. Le frecce indicano il movimento delle placche.
Il confine tra la placca africana e quella europea nel Mediterraneo. Le frecce indicano il movimento delle placche.

Se prendete la carta geografica e ci disegnate sopra la Faglia Gloria vi accorgerete che, non solo abbiamo fatto il giro del Mediterraneo, ma abbiamo anche toccato tutte le sue montagne: l’Atlante, le Madonie, i Nebrodi e i Peloritani, l’Aspromontre e la Sila, l’appennino fino a Bologna, le Alpi, le Dolomiti, le Dinaridi e la catena del Pindo. E le montagne sono un primo indizio: in questi luoghi è avvenuto lo scontro tra i continenti responsabile dell’orogenesi (Stefano ce l’ha spiegato bene nel suo post “Le montagne formano i terremoti”). Così aver seguito la Faglia Gloria ci ha permesso di tracciare il confine geologico tra Africa ed Europa, ben diverso da quello geografico che tutti conosciamo.

Facendo un salto indietro di 100 milioni di anni e facendo scorrere rapidamente il tempo osserveremmo la chiusura della Tetide (un piccolo bacino oceanico), prima compressa tra Africa ed Europa, poi subdotta e riespulsa (le ofioliti di Alpi ed Appennini). Eliminata la placca intermedia, circa 20 m.a., le due super-placche vennero in contatto, si aprì il bacino ligure-provenzale, il Tirreno meridionale e iniziarono a sollevarsi le catene montuose, mentre l’Africa iniziava a sprofondare sotto l’Europa. Così si è delineato l’assetto attuale.

Ma parliamo dell’Italia e dei suoi terremoti. Enzo Boschi, ex direttore dell’INGV, ci racconta che “I sismologi italiani hanno catalogato 30˙000 eventi sismici, cioè terremoti avvenuti in tutta la penisola e in Sicilia negli ultimi 3˙500 anni, dal 1450 a.C. ad oggi. Di questi, circa 4˙000 hanno raggiunto un’intensità almeno del quinto, sesto grado della scala Mercalli. In media uno ogni tredici, quattordici mesi. […] Grazie a questi documenti si sa che, a partire più o meno dal 500 a.C., negli ultimi 2˙500 anni ci sono stati in Italia almeno 560 terremoti forti, fortissimi e catastrofici, cioè dall’ottavo all’undicesimo grado: in media uno ogni quattro anni e mezzo. Sono quelli di cui si hanno notizie precise al punto da poter stabilire per ognuno con sufficiente esattezza latitudine e longitudine dell’epicentro, l’anno in cui si è verificato e l’intensità.

Questa bellissima carta, tratta dal libro SI forma, SI deforma, SI modella di C. Venturini, mostra le principali zone dello stivale in cui la placca africana va in subduzione sotto l’Europa (linee rosse a  triangoli).
Questa bellissima carta, tratta dal libro SI forma, SI deforma, SI modella di C. Venturini, mostra le principali zone dello stivale in cui la placca africana va in subduzione sotto l’Europa (linee rosse a triangoli).

 

La prima osservazione riguarda la microplacca adriatica, ovvero quel promontorio di placca africana che si incunea verso l’Europa; è caratterizzata da un movimento antiorario ed urta a nord le Alpi Friulane e Venete, sotto le quali si inflette, sollevando le montagne. La subduzione genera un Leggi tutto “La Faglia Gloria, il Mediterraneo ed i terremoti italiani”

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